IL “SEMAFORO” E I DISABILI

Barbara Bisicchia.-

Una nuova didattica metodologica riguardante il sistema PSI.CO.M. applicata agli adulti affetti da disabilità cognitiva e motoria.

 

La nuova metodologia del “SEMAFORO”, riguardante il metodo Psicom, è stata anche applicata in uno studio recente e per la prima volta ad un gruppo di 18 giovani (13 ragazzi e 5 ragazze) di età compresa fra i 27 e i 42 anni, affetti da disabilità cognitiva, accompagnata in alcuni casi anche da deficit deambulatori o manuali. Essendo le loro disabilità più o meno gravi e molto varie fra loro, si è provveduto ad adattare apposta per loro questa metodologia, semplificandola il più possibile e allo stesso tempo rendendola comunque più efficace, in modo da fargliela capire ed assimilare nel miglior modo possibile. Lo studio è stato condotto nell’arco di sei mesi in due sedi ben diverse fra loro: Il centro socio-educativo ANFFAS di Siracusa e poi un lido della zona balneare di Siracusa, per lo svolgimento del progetto mare come attività esterna al centro. Tale studio ha, come prima cosa, fatto riferimento alla figura vera e propria del semaforo coi suoi tre colori fondamentali, facendoli ripetere ad ognuno dei ragazzi. Subito dopo si faceva ripetere ai ragazzi l’abbinamento dei colori del semaforo con le parti del corpo riguardanti l’immagine dell’Uomo Vitruviano di Leonardo da Vinci (riadattata per l’occasione a mo’ di semplice omino). Così da far capire meglio quali parti del corpo venivano coinvolte in base agli esercizi. Il tutto sempre sotto la costante guida dell’insegnante di Educazione Fisica e della sua assistente.

Si è pensato di sperimentare su questi giovani questo tipo di metodologia allo scopo di far migliorare il loro senso di orientamento, la lateralizzazione e quindi a far prendere coscienza a loro stessi il proprio schema corporeo. In tutto ciò vi è stata la valida collaborazione della psicologa ed educatrice, addetta proprio al laboratorio di autonomia, che ha via via riscontrato risposte positive proprio nei termini della loro autonomia vera e propria. Ha notato anch’ella come i giovani in questione riuscissero ormai ad associare la parola al gesto motorio con più facilità.

I vari esercizi, iniziati a fine maggio del 2015, sono stati prima eseguiti nella palestra del centro socio-educativo e a volte anche nel cortile esterno del Centro stesso. Alla fine di ogni esercizio, in base al movimento eseguito e alla parte del corpo coinvolta, veniva chiesto ad ognuno di loro quale colore del semaforo abbinare. Sin da subito, nonostante la prevedibile difficoltà iniziale, si è potuto notare molto interesse ed una certa partecipazione, soprattutto da parte dei ragazzi meno gravi, anche perché aiutati inizialmente sia dai suggerimenti dell’insegnante con la collaborazione della sua assistente pedagogista, sia dalla figura di riferimento dell’Uomo Vitruviano che era stata attaccata al muro della palestra per dar loro un primo input visivo.

Man mano che il tempo passava, con pazienza e costanza, c’è stato chi è poi riuscito a rispondere esattamente senza alcun tipo di aiuto né suggerimento, soprattutto dopo la conclusione del progetto mare, iniziato il 15 giugno e conclusosi il 31 luglio dello stesso anno, dove non avevano più a vista la figura di riferimento e dovevano per forza fare appello alla loro memoria.  Notevole bravura è stata notata pure dai due ragazzi ipoudenti che, puntando principalmente al senso della vista, sono riusciti a memorizzare meglio il tutto e prima di alcuni dei loro compagni. Questo a dimostrazione del fatto che il “Semaforo”, coi suoi tre colori, ha stimolato principalmente proprio il senso della vista portando a risultati più che positivi.

In tutto ciò l’obiettivo principale è stato quello di far acquisire ai ragazzi, giorno per giorno, un ricco patrimonio di conoscenze percettivo-espressive e soprattutto percettivo-motorie, che li rendesse capaci di conseguire un sufficiente grado di autonomia sia nei movimenti, che relazionale e comportamentale fra loro. Inoltre si è riusciti anche a far esprimere ad ognuno di loro, per quanto possibile, sentimenti ed emozioni positive, perché tutti gli esercizi sono stati adattati in maniera prevalentemente ludica, rendendoli così più divertenti e piacevoli da eseguire, soprattutto durante il progetto mare. Ciò ha continuato a stabilire relazioni positive fra loro e anche con gli operatori, migliorando allo stesso tempo la loro conoscenza e consapevolezza delle parti del corpo umano, rafforzando quindi ancora di più la conoscenza di sé, l’autostima e soprattutto il loro senso dell’orientamento, migliorando quindi il loro schema corporeo nonché la consapevolezza della distinzione tra destra e sinistra, sotto-sopra, davanti-dietro.

◊ Gli esercizi svolti in palestra sono stati vari ed hanno preso tutti spunto dalla didattica pratica quale:

– “Didattica per imitazione”

– “Didattica di movimento dei vari segmenti del corpo uno alla volta, a coppie o in gruppo”

– “Didattica di combinazione dei movimenti”.

Si è passati quindi dalla cyclette, tapiroulan, step (per quanto riguarda il movimento ciclico e ritmico) saltelli nei cerchi (a piedi uniti o alternando piede destro e sinistro) e piegamenti delle gambe con flessione delle ginocchia, sia in postura statica che dinamica, cioè mentre camminavano per fare il riscaldamento, abbinando quindi il colore verde. Per passare poi ai vari esercizi con le braccia, quali circonduzioni in avanti e indietro, sequenze ripetute anche più volte di piegamenti delle braccia prima verso l’alto, poi in avanti, poi verso l’esterno e in fine all’indietro. In questo caso sapevano abbinare il colore rosso sia quando erano in postura statica che quando erano in postura dinamica mentre svolgevano gli stessi esercizi camminando. In quest’ultimo caso si ricordavano di dover abbinare anche il colore verde a quello rosso perché usavano anche le gambe. Sapevano abbinare il colore rosso anche quando facevano i tiri a canestro (usando quindi la palla da basket come oggetto esterno).

In fine sono state eseguite le torsioni del busto abbinando il colore giallo e le flessioni sia in avanti per far toccare le punte dei piedi con le mani che laterali, con la coordinazione delle braccia, aggiungendo in questi ultimi due casi l’abbinamento del colore rosso a quello giallo. Quando poi eseguivano uno per volta i rotolamenti di fianco sul materassino riuscivano ad abbinare tutti e tre i colori, perché capivano che coinvolgevano tutti e tre i segmenti corporei. Per quanto riguarda i giochi a coppie o a squadre, sono stati scelti dall’insegnante i seguenti esercizi aventi in comune la palla:

  • PALLA SOTTO-SOPRA
  • PANCIA-PALLA
  • TESTA-PALLA

 

  • Il primo esercizio: palla sotto-sopra consiste nel far mettere i ragazzi in fila, uno dietro l’altro, dove il primo della fila, abbassandosi con una lieve flessione delle gambe, passa la palla al compagno alle sue spalle passandola da sotto le gambe, così che il compagno abbassandosi sempre lievemente la prende per poi passarla al compagno di dietro, stavolta da sopra, cioè estendendo le braccia. E così via, rispettando l’alternanza sotto-sopra per l’appunto tenendo sempre la palla in mano e senza mai farla cadere a terra, altrimenti si ricomincia da capo. Questo tipo di esercizio coinvolge tutti e tre i colori del semaforo e per l’esattezza il rosso per il semplice fatto di tenere sempre la palla fra le mani, il giallo ed il verde rispettivamente quando si flette il busto in avanti e si flettono le gambe per passare la palla indietro da sotto le gambe.

 

  • Il secondo esercizio: pancia-palla viene eseguito a coppie, in cui i ragazzi messi in piedi, uno di fronte all’altro, tengono in sospeso la palla appoggiata alle loro pance. L’esercizio consiste nel far fare un breve percorso di andata e ritorno senza far mai cadere la palla a terra, altrimenti si ricomincia da capo. Questo tipo di esercizio prende in causa il colore giallo perché la palla viene poggiata all’altezza della pancia e anche il colore verde perché l’esercizio si svolge camminando.

 

  • Il terzo esercizio: testa-palla è praticamente uguale al precedente, solo che la palla viene poggiata in fronte, quindi è tenuta in sospeso tra le due teste. In questo caso il colore del semaforo coinvolto è il rosso, oltre al verde perché l’esercizio si svolge sempre camminando.

Lo scopo di questi esercizi studiati a mo’ di gioco è quello di puntare fondamentalmente ai movimenti fini e precisi, quindi all’attenzione della coordinazione e all’alternanza dei movimenti, senza far mancare il divertimento, evitando così di affaticare i ragazzi con troppo sovraccarico.

Oltre questi esercizi sono stati successivamente ideati, sempre dall’insegnante di educazione fisica, tre tipi di percorsi a staffetta svolti in progressione e cioè:

  • PERCORSO A SLALOM SEMPLICE
  • PERCORSO A SLALOM PIU’ PALLEGGI CON LA PALLA DA BASKET
  • PERCORSO A SLALOM PIU’ PIEGAMENTI DEL BUSTO E USO DELLE MANI

 

  • Il primo esercizio: percorso a slalom semplice, consiste nel far correre o camminare velocemente ogni ragazzo facendo lo slalom tra le boe colorate, sia in andata che in ritorno, per poi battere il 5 al compagno successivo che farà la stessa cosa e così via. Questo primo esercizio coinvolge solo le gambe, quindi solo il colore
  • Il secondo esercizio: percorso a slalom più palleggi con la palla da basket, consiste sempre nel far correre o camminare velocemente ogni ragazzo facendo lo slalom tra le boe colorate, sia in andata che in ritorno e allo stesso tempo devono palleggiare con una mano (alternando anche la mano destra e la sinistra) utilizzando il pallone da basket. Come ultima cosa si tira il pallone al compagno successivo che farà lo stesso e così via. Questo secondo esercizio coinvolge stavolta sia le gambe, quindi il colore verde, perché l’esercizio si svolge sempre camminando o correndo, che le mani, quindi il colore rosso per via dei palleggi con la palla da basket.

 

– Il terzo ed ultimo esercizio: percorso a slalom più piegamenti del busto più uso delle mani, consiste nel far eseguire ad ogni ragazzo lo slalom camminando velocemente fra le boe colorate rosse e gialle (che verranno prima opportunatamente posizionate in modo alternato dall’insegnante) ricordando loro di toccare con l’indice della mano destra solo le boe rosse e con l’indice della mano sinistra solo le boe gialle. Per far ciò ogni ragazzo dovrà inevitabilmente flettere il busto i avanti. Così facendo coinvolgeranno tutte e tre le componenti del corpo, ovvero le gambe per via della camminata veloce a slalom, abbinando quindi il colore verde, le dita per il tocco delle boe colorate, abbinando quindi il colore rosso ed il busto per il lieve piegamento in avanti necessario per toccare poi le boe, abbinando in quest’ultimo caso il colore giallo.  N.B.: per quest’ultimo esercizio l’insegante di Educazione Fisica ha preso spunto da un esercizio ideato appositamente per ragazzi diversamente abili dai membri del C.O.N.I. di Siracusa in occasione di un vecchio progetto ludico-sportivo, denominato “NOI CI SIAMO”, ideato proprio dall’allora presidente Pino Corso.

Anche in questi ultimi tre esercizi così come nei tre precedenti, i ragazzi hanno dimostrato di rispondere bene agli stimoli, migliorando di volta in volta, compresi i ragazzi con difficoltà deambulatorie, che venivano sorretti dall’insegnante o dall’assistente.

 

◊ Gli esercizi svolti durante il progetto mare in acqua medio-bassa (anche per via del fatto che la maggior parte di loro non sa nuotare) sono stati anch’essi vari. Sia ludici quando si svolgevano in spiaggia come attività ricreativa, che esercizi prevalentemente riguardanti l’attività natatoria che comprendevano principalmente i tre segmenti corporei, quindi i tre colori del semaforo. Quando invece nuotavano tenendosi con la tavoletta e battendo solo le gambe capivano che dovevano abbinare solo il colore verde. Anche in quest’altro contesto sono state applicate le tre “didattiche” menzionate prima ed in più è stata applicata la “didattica del superamento dell’oggetto”, che è servita da spunto per creare ad hoc per i ragazzi un esercizio col cerchio, a mo’ di gioco, per renderlo oltre che efficace anche piacevole e divertente. Tale esercizio è stato ideato dall’insegnante di attività motoria con la collaborazione della sua assistente pedagogista ed è stato chiamato per l’occasione “Tuffo nel cerchio”. L’esercizio veniva svolto in tre varianti:

  1. L’insegnante teneva il cerchio in mano perpendicolare alla superficie dell’acqua e chiedeva ad ognuno dei ragazzi di attraversarlo, uno per volta, sia in superficie che sott’acqua.
  2. L’insegnante poggiava il cerchio direttamente in parallelo sulla superficie dell’acqua e chiedeva loro di tuffarvisi dentro, uno alla volta, andando quindi sott’acqua per poi riemergere al di fuori del cerchio stesso.
  3. L’insegnante in quest’ultimo caso poggiava sempre allo stesso modo il cerchio, come nel secondo caso, direttamente sulla superficie dell’acqua, però stavolta chiedeva loro di andare sempre uno per volta sott’acqua da fuori il cerchio e dalla posizione in piedi per riemergere sempre in piedi, ma dentro il cerchio. Subito dopo dovevano fare il tuffo a testa da dentro il cerchio verso fuori, per poi ovviamente riemergere dall’acqua sempre in piedi e al di fuori del cerchio.

Anche in queste tre varianti col cerchio i segmenti corporei utilizzati erano tutti e tre e i ragazzi meno gravi, principalmente, riuscivano sempre ad associare i tre colori del Semaforo senza nessun suggerimento da parte dell’insegnante né dell’assistente. Questo tipo di esercizio ludico-motorio e natatorio ha fatto sì che migliorassero ancor di più il loro grado di acquaticità e la loro sicurezza in acqua, soprattutto per chi non sapeva nuotare e per chi aveva deficit deambulatori, senza sovraccaricarli e stancarli troppo.

N.B.: L’unico particolare da segnalare è che dei 18 giovani coinvolti nella sperimentazione della metodologia del Semaforo, 5 di loro non hanno preso parte al progetto mare, quindi non hanno potuto eseguire gli esercizi del “TUFFO NEL CERCHIO”.  Inoltre M.S. pur avendo partecipato al progetto mare, non ha eseguito gli esercizi col cerchio perché svolgeva esercizi a parte, sotto la guida della sua assistente personale, di sua madre e di un istruttore di nuoto.

Al rientro delle vacanze estive, con la conclusione del progetto mare e con la riapertura del centro, l’attività è stata ripresa all’interno della palestra e nonostante la pausa estiva di tre settimane, i ragazzi hanno dimostrato di riprendere le attività con l’applicazione delle regole del semaforo con molto entusiasmo e soprattutto ricordandosi, i meno gravi, le regolette principali del semaforo rispetto a quelli più gravi che hanno dovuto ricominciare a riapplicarle, ma comunque abbastanza velocemente rispetto a quando lo hanno intrapreso per la prima volta.

Si può comunque affermare, tenendo conto soprattutto delle notevoli grosse differenze di disabilità di ognuno dei ragazzi (dai soggetti con Sindrome di Down agli ipoudenti, dai malati mentali gravi a quelli con deficit motori) che alla luce dei soddisfacenti risultati ottenuti, si auspica ancora una volta un proseguimento di questa ricerca e di questo tipo di attività su questa nuova metodologia, che risulta essere efficace e adatta ad ognuno di loro in un contesto come quello di un centro socio-educativo come l’ANFFAS o molti altri simili ad esso. Il cui valore risiede nella ricaduta positiva sulla professionalità di docenti e ricercatori laureati e specializzati nelle Scienze Motorie, che sono stati messi nelle condizioni più favorevoli di arricchimento ed aggiornamento delle conoscenze di attività didattico-ludico-cognitivo-motoria.

 

I 18 GIOVANI COINVOLTI NELLA SPERIMENTAZIONE CON LE LORO RELATIVE DIVERSE PATOLOGIE SONO I SEGUENTI.

 

  1. T.: di anni 28, deficit cognitivo medio-grave, deficit al linguaggio, analfabeta, deficit alla mano e deambulatorio medio-grave, con zoppia di caduta.
  2. M.: di anni 33, solo deficit cognitivo non grave, alfabetizzato. Non ha preso parte al progetto mare.
  3. S.: di anni 27, deficit cognitivo medio-grave, alfabetizzato, grave epilessia farmacoresistente. Non ha preso parte al progetto mare.
  4. S.: di anni 39, deficit cognitivo medio-grave, lieve forma di autismo, analfabeta. Non ha preso parte al progetto mare.
  5. B.: di anni 42, deficit cognitivo medio-grave, irascibilità accompagnata spesso da aggressività, grave epilessia, analfabeta. Non ha preso parte al progetto mare.
  6. A.: di anni 38, solo deficit cognitivo medio, alfabetizzata.
  7. R.: di anni 28, solo deficit cognitivo medio, alfabetizzato.
  8. L.: di anni 35, deficit cognitivo medio, oppositivo-provocatorio, lieve sordità attenuata da protesi acustiche, lieve sovrappeso, semianalfabeta.
  9. V.: di anni 35, deficit cognitivo medio-grave, lieve forma di autismo con sindrome depressiva, alfabetizzata.
  10. D.: di anni 39, deficit cognitivo medio-grave, irascibilità accompagnata spesso da aggressività alternata a sindrome depressiva, analfabeta. Ha preso parte al progetto mare solo una volta.
  11. G.: di anni 42, deficit cognitivo medio-grave, irascibilità, sordità medio-grave attenuata da protesi acustiche, deficit al linguaggio, analfabeta.
  12. P.: di anni 38, deficit cognitivo medio, lieve deficit ad entrambe le mani con scarsa manualità, alfabetizzato.
  13. C.: di anni 35, deficit cognitivo medio-grave, provocatoria, irascibilità, analfabeta.
  14. P.: di anni 38, deficit cognitivo medio-grave, alterna periodi di autismo, lieve deficit ad entrambe le mani con scarsa manualità, alfabetizzato.
  15. V.: di anni 35, deficit cognitivo medio-grave, deficit al linguaggio, deficit deambulatorio medio-grave, analfabeta.
  16. Q.: di anni 28, sindrome di Down medio-grave, provocatoria, irascibilità accompagnata spesso da aggressività, sovrappeso, analfabeta.
  17. M.: di anni 32, deficit cognitivo medio, irascibilità accompagnata spesso da aggressività, sovrappeso, analfabeta. Non ha preso parte al progetto mare.
  18. S.: di anni 33, deficit cognitivo medio-grave, non parla, deficit ad una mano e deambulatorio medio-grave, analfabeta.

 

 

 

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